Hayez, Fontanesi e la pittura italiana tra otto e novecento
All’inizio fu l’Oriente vicino, l’esotismo e la seduzione degli hammam e degli harem, le palme, i minareti ma anche i deserti popolati di beduini e cammelli, o i colori delle città del Magreb. Poi lo sguardo degli artisti migrò ancora più ad Oriente, verso quelle culture e quelle atmosfere dell’estremo oriente altrettanto esotiche e forse ancora più incantevoli. Ed è su questo lontano Oriente che si sofferma la mostra, lo stesso che diviene popolare grazie ai romanzi d’avventura popolati da tigri o dal fumo conturbante dell’oppio, lo stesso che ammaliò tutta Europa grazie alle delicate armonie dei racconti e delle incisioni giapponesi. I due protagonisti innanzitutto, Hayez e Fontanesi. L’Oriente del primo è quello vicino, mediterraneo, non direttamente vissuto ma sapientemente evocato. Quello del secondo, invece, è l’Oriente estremo, o almeno un lembo di esso, il lontano Giappone, che lo ospitò a lungo. Intorno ai due, i molti altri che lungo gran parte di questo secolo, l’Ottocento appunto, hanno descritto gli incanti, le malie di terre ai più ignote e per questo ancora più affascinanti: Alberto Pasini, Roberto Guastalla, Stefano Ussi, Eugenio Zampighi, Pompeo Mariani, Augusto Valli, Achille Glisenti, Domenico Morelli, Fabio Fabbi, Ettore Cercone, Francesco Netti, Galileo Chini, Salvino Tafanari.
La mostra è stata realizzata grazie alla partecipazione della Fondazione Pietro Manodori di Reggio Emilia, con il contributo di Landi, CCPL, Check-up Service.
Incanti di terre lontane. Hayez / Fontanesi e la pittura italiana fra Otto e Novecento
Silvana Editoriale, 2012
23×28 cm; 224 pagine
139 illustrazioni a colori